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In astronomia ci sono due metodi per osservare il sole. O guardarne la sua luce con tutta la sua intensità attraverso l'uso di filtri solari. Oppure utilizzando il prisma di Herschel che disperde la gran parte dei suoi raggi e ne fa passare una piccola percentuale. Paradossalmente è il secondo metodo che consente di acquisire immagini più definite. Non è un paradosso. Nasce dalla semplice constatazione che troppa luce non illumina, bensì abbaglia. E se la regola del Prisma non fosse circoscritta al funzionamento di un semplice aggeggio astronomico? Potrebbe essere quella di Herschel una chiave di lettura del reale? È nei flebili scintillii delle stelle che carpiamo l'immensità dell'Universo. È nella tremula fiammella di una candela di una cena romantica che scopriamo la grandezza di un amore. È nei fiochi lumi della ragione che scopriamo l'incontestabilità di una verità. Il prisma di Herschel - piccolo strumento tecnologico - suggerisce che la realtà può essere più nitida ed intelligibile guardandola strizzando gli occhi piuttosto che tenendoli bene aperti. La comprensione della realtà umana passa attraverso le piccole infinite storie quotidiane di infinite umane esistenze.